Il Catania è carico, scende in campo con l’intenzione di fare la partita, domina per una mezz’oretta, Mascara si inventa una parabola delle sue da fuori area ma De Sanctis si supera, ed è subito dopo un bombardamento della porta del napoli , ma De Sanctis , il migliore in campo è un muro, insuperabile, prestazione superalativa del portierone.
Sbagliando sbagliando , il Napoli confeziona una azione con Cavani sulla destra e va in goal , la beffa si direbbe un tiro un goal, e temporaneo primo posto in classifica insieme ad Inter e Milan,ma dopo altri 30 minuti, il Catania pareggia, con la prima rete italiana del “bambino” argentino Gomez. E l’11 maturato alla fine di una partita “malmostosa” e tatticissima, di quelle che piacciono tanto agli allenatori, è un risultato persino giusto se si pesano le occasioni costruite dal Catania (tutte su calcio piazzato a sfruttare una straripante superiorità fisica) e annullate da un quasi perfetto De Sanctis, a fronte di quelle (clamoroso il tiro fallito da Cavani – è un uomo anche lui – al 46’, solo in piena area). Il Napoli avrebbe davvero potuto beffare il Catania se Cavani non avesse fallito quel tiro a porta vuota, ma il Napoli ha costruito molto poco e per quanto si è visto in campo il pari è stato anche fortunoso, se non fosse stata per la prestazione super di De Sanctis sicuramente parleremo di più di un super Catania. BLACK OUT e Walter Mazzarri arrabbiato: «Cinque minuti da Napoli, poi è come se ci fossimo spaventati dopo il loro primo angolo. Ma la cosa strana, che non so spiegarmi e di cui dovrò parlare con i ragazzi, è che dopo il pari abbiamo ripreso a giocare come sappiamo. Molti non sono riusciti a rendere come avrebbero voluto, pagando l’energia spesa in Nazionale. Merito va dato anche al Catania che ha proposto un gioco accorto ed organizzato. Però sono molto amareggiato perché lo scossone è arrivato soltanto dopo il loro pareggio: dobbiamo ancora compiere il salto di qualità definitivo e capire che contro di noi, ormai, tutti usano le stesse energie fisiche e mentali che adoperano contro le grandi». Anche il cambio DossenaZuniga non ha reso come altre volte: «Già, anche lui è entrato in campo svagato e poi si è ripreso… Ne parleremo. Il rosso a Cannavaro? Eccessivo». Se il Napoli ha potuto mantenere la sua imbattibilità esterna gran merito va a Morgan De Sanctis: «La parata su difficile? Quella su Spolli (splendido tuffo a sinistra, ndr). Abbiamo giocato sotto tono, ma sapevamo bene che sarebbe stata dura. Nel primo tempo non siamo riusciti a bloccare il loro gioco. Peccato per la ripresa, quando abbiamo avuto due nitide occasioni per riportarci in vantaggio. Il pareggio va bene, ora pensiamo a Liverpool e Milan». CATANIA A META’ A Catania, invece, questo pari che consente comunque l’imbattibilità interna lascia la classica sensazione ambivalente dell’incompiutezza da occasione perduta a cui si contrappone quella dello scampato pericolo. La prima appartiene più a pubblico e critica che si chiede cosa sarebbe successo con Ricchiuti in campo dall’inizio: «Che saremmo stati troppo sbilanciati contro questo Napoli – ha spiegato Marco Giampaolo – Delvecchio ha detto che ha giocato in un ruolo non suo? Certo, ma ne avevamo parlato in settimana e ha fatto bene, lì davanti alla difesa. I fischi contro di lui non sono prevenzione: capita che ci siano giocatori a cui viene perdonato tutto e altri a cui il pubblico non lascia passare nulla. Ma lui ha carattere e saprà trasformare quei fischi in applausi.
Comunque abbiamo giocato forse la nostra miglior partita e siamo andati in svantaggio nell’unica conclusione che abbiamo subito. Capitano gare dove si creano tante occasioni da gol, ma se ne concretizzano poche. Non ho nulla da rimproverare alla mia squadra, sono soddisfatto ». Alla schiera di chi vede il “bicchiere mezzo pieno” appartiene anche Antonino Pulvirenti, espulso dalla panchina per un “no” urlato con troppa enfasi all’arbitro: «Massì, ci può stare… – ha sorriso il presidente del Catania – E questo pari va benissimo: il Napoli è una delle squadre più forti del campionato ».